Podcast don't tell

Chi ama brucia

February 03, 2024 vito ferro Season 4 Episode 9
Podcast don't tell
Chi ama brucia
Podcast don't tell +
Become a supporter of the show!
Starting at $3/month
Support
Show Notes Transcript

Ho vinto un concorso letterario e sono in viaggio premio a Strasburgo con altri ragazzi. 
Io ho 17 anni, studio (si fare dire) da geometra, sull’autobus sono un po’ intimidito, sto solo, ascolto i Police in loop col walkman, nello zaino ho la mia cartellina verde piena di storie.
Ci mettiamo sedici ore ad arrivare. E per gran parte del tempo, tra Walking on the Moon e Roxanne, tra fili d’autostrada, cartelli e campi, io guardo una ragazza tre file davanti a me, caschetto castano, occhi liquidi e un po’ tristi, i lineamenti dolci, e vedo che lei ricambia.
Scendiamo dall’autobus, prendo coraggio, mi presento. Si chiama Marianna, e so che il mio viaggio ha più senso.

La canzone dell’episodio è “When Daybreak Comes” di Juan_Sanchez_Music by Pixabay


Support the Show.

Grazie per l'ascolto!
Per commenti, consigli, proposte scrivi a trama.mazzini44@gmail.com
Lasciaci un messaggio audio per dirci la tua opinione sugli episodi o se vuoi raccoctarmi qualcosa che desideri venga incluso nelle prossime puntate di podcast: https://www.speakpipe.com/podcastdonttell

Clicca SEGUI su qualsiasi piattaforma per avere la notifica dei prossimi episodi.
Supportaci per far crescere lo show: https://www.buzzsprout.com/1947837/support

Podcast don't tell è un progetto di Vito Ferro a cura di Trama, in collaborazione con Claudia Casciano, Cristina Teodoreli, Davide Franchetto e Andrea Roccioletti.

Contatti:

VITO FERRO: Sono in viaggio premio a Strasburgo, ho vinto un concorso letterario, in palio la visita al Parlamento Europeo con altri ragazzi. Io ho diciassette anni, studio, si fa per dire, da geometra, mentre gli altri han fatto quasi tutti il classico e ora sono all'università. Il concorso prevedeva un breve saggio sulla tolleranza. Io mando un racconto, ma vinco lo stesso.

VITO FERRO: Sull'autobus sono un po' intimidito, sto solo. Ascolto i police in loop col walkman. Nello zaino ho la mia cartellina verde piena di storie. Ci mettiamo sedici ore ad arrivare e per gran parte del tempo, tra Walking on the moon e Roxanne, tra fili d'autostrada, cartelli e campi io guardo una ragazza tre file davanti a me, caschetto castano, occhi liquidi e un po' tristi, i lineamenti dolci e vedo che lei ricambia.

VITO FERRO: Scendiamo dall'autobus, prendo coraggio, mi presento Si chiama Marianna e so che il mio viaggio ha più senso.

VITO FERRO: Parliamo, ridiamo e io mi innamoro. Ti ricordi com'era innamorarsi a diciassette anni? Riesce a riportare a galla dal fondo della memoria quei colpi tra lo stomaco e il cuore?

VITO FERRO: Una notte usciamo in gruppo per la città. Ritornando, io e lei ci attardiamo dietro la comitiva, ci perdiamo.

VITO FERRO: Strasburgo è elegante e vuota e pioggia leggera fredda, il fruscio di cicogne sui tetti, il rap in francese dalle porte dei locali, le luci.

VITO FERRO: Chi ama brucia. Le dico spavaldo, ripetendo ciò che ho letto su di un muro fuori dalla mia scuola, il Guarini di Torino. Chi ama brucia, le scrivo sul braccio col pennarello e lei lo scrive a me.

VITO FERRO: Marianna è fidanzata da poco, il nostro è un amore impossibile. E anche se in quei brevi infiniti giorni di viaggio l'impossibile sembra poter diventare possibile, e non c'è momento in cui non si stia insieme, e non c'è giorno né notte, non c'è altro che quel tempo con lei, la fine del viaggio arriva, come la fine dell'estate: sempre un po' troppo precoce.

VITO FERRO: Mi ricordo di averla salutata per ultima davanti a Porta Nuova, tra tante persone, le famiglie, i compagni di viaggio e Torino che non era a Strasburgo, non gli assomigliava per niente a quella scatola di tempo che ci ha fatto conoscere. Marianna abitava lontano, in un paese tra le colline, troppo lontano quando hai diciassette anni.

VITO FERRO: Scrivimi, va bene davvero. Scrivimi. Lo farò, giuro. Chi ama brucia.

VITO FERRO: Mi scrisse prima lei lettere tonde e cuori. Il rimpianto di ciò che sarebbe potuto essere, o forse era stato e non lo sapevamo. Le risposi due o tre volte. Poi finii perso dietro ai giorni consueti, ad altri volti, ad altri amori impossibili, assoluti, totali.

VITO FERRO: Arrivava l'inverno del millenovecentonovantaquattro. Arrivavano i miei diciotto anni, le promesse di vita, di felicità e la dimenticanza. Forse è normale. Non credi che per essere felici bisogna fare spazio? E dietro l'angolo, l'amore nuovo è sempre più puro e luminoso, leggero e infuocato. Non lo è anche per te?

VITO FERRO: Passano dieci anni. Trovo, a casa dei miei, la scatola in cui tenevo tutto, dentro le lettere di Marianna. Le nostre foto, le sue foto, i suoi occhi, il caschetto, il braccio con la scritta che ama Brucia, recupero l'indirizzo sulle buste le scrivo. Ti ricordi? Ti ricordi quella notte in cui ci siamo persi?

VITO FERRO: Ti ricordi com'eravamo? Cosa ci siamo detti? Cosa ci ha fatto innamorare? Le dissi che avevo trovato le lettere e avevo pensato a lei, che mi capitava di pensare a lei.

VITO FERRO: Quella storia impossibile, in fondo inconclusa, dalla fine precoce, quanto era stata perfetta e quanto lo era ancora nella memoria. Le scrissi felice perché in quel momento stavo dentro a un amore nuovo, appena incominciato. E la malinconia è la felicità di essere tristi, ma solo quando la puoi sopportare. Quando sei già felice. Chi ama brucia. Conclusi così la lettera, era la nostra parola segreta.

VITO FERRO: La risposta arrivò qualche giorno dopo, a scrivere era sua mamma. Mi ringraziò moltissimo. Mi disse che la mia lettera era molto dolce e che Marianna avrebbe apprezzato tanto, ma non c'è più, mi disse, un incidente stradale con il suo fidanzato la notte di Capodanno, qualche anno fa. Aveva ventun anni. Non le ho mai risposto.

VITO FERRO: Recentemente siamo andati io e Cri al cimitero del suo paese, per la prima volta. Non è stato facile trovare la tomba. Era completamente ricoperta di piante e fiori. Non si leggeva il nome e han dovuto dedicarcelo due donne. Non c'era la foto. Ho preso dei fiori di campo da un prato venendo e li ho posati su quel tappeto verde che ricopriva la pietra.

VITO FERRO: Il tuo ricordo mi parla sempre e brucia ancora. Come chi ama.

OUTRO: PODCAST DON'T TELL è un progetto di Vito Ferro a cura di Trama.