La vergogna è stata definita “la cenerentola delle emozioni spiacevoli” (Rycroft, 1970), pertanto, come terapeuti, dobbiamo essere consapevoli che può essere un ospite indesiderato che spesso rischia di rimanere invisibile compromettendo, a causa del mancato svelamento, il setting terapeutico.
La conseguenza diretta della vergogna è la difficoltà di condivisione del vissuto traumatico per la caratteristica stessa dell’emozione che lo accompagna; infatti, se come terapeuti possiamo trovarci di fronte a una richiesta di aiuto per difficoltà nella gestione della rabbia o per sentimenti eccessivi di tristezza, quasi mai ci troveremo di fronte a una persona che chiede aiuto per una difficoltà a gestire la vergogna.
Quali sono quindi le esperienze più comuni che possono elicitare le emozioni del sistema motivazionale di rango in sub-routine di resa?
Quali le possibili traiettorie (funzionali e disfunzionali) che permettono ad alcuni pazienti di affrancarsi da questa spiacevole emozione?
Come possiamo aiutarli a dare significato a questa “cenerentola” senza nasconderla dietro al disprezzo?
La vergogna è stata definita “la cenerentola delle emozioni spiacevoli” (Rycroft, 1970), pertanto, come terapeuti, dobbiamo essere consapevoli che può essere un ospite indesiderato che spesso rischia di rimanere invisibile compromettendo, a causa del mancato svelamento, il setting terapeutico.
La conseguenza diretta della vergogna è la difficoltà di condivisione del vissuto traumatico per la caratteristica stessa dell’emozione che lo accompagna; infatti, se come terapeuti possiamo trovarci di fronte a una richiesta di aiuto per difficoltà nella gestione della rabbia o per sentimenti eccessivi di tristezza, quasi mai ci troveremo di fronte a una persona che chiede aiuto per una difficoltà a gestire la vergogna.
Quali sono quindi le esperienze più comuni che possono elicitare le emozioni del sistema motivazionale di rango in sub-routine di resa?
Quali le possibili traiettorie (funzionali e disfunzionali) che permettono ad alcuni pazienti di affrancarsi da questa spiacevole emozione?
Come possiamo aiutarli a dare significato a questa “cenerentola” senza nasconderla dietro al disprezzo?