(0:07) What's up cuties? Questo è The Ritzu's Vibez Podcast e se state cercando (0:12) quell'attimo di ispirazione che arriva quando meno te lo aspetti, allora siete nel posto giusto. (0:18) In questo spazio parliamo di quello che ci accade ogni giorno attraverso una lente speciale, (0:23) la via marziale dei samurai, che quel genio di Ueshiba Morihei ha trasformato nell'arte (0:27) dell'Aikido. Come? Non sapete di che parlo? Allora rimanete con me. (0:39) Oggi parliamo delle abitudini, di quelle cose che dobbiamo fare ogni giorno e proprio non ce (0:45) la possiamo fare. E mentre si allarga la nebbia pensiamo, come direbbero i gabue, che avremmo (0:50) potuto vivere al mare. I nostri ablighi di ogni giorno non possiamo evitarli. Nella migliore (0:55) delle ipotesi li trasformiamo in abitudini e ci anestetizziamo. Li eseguiamo automaticamente (1:00) senza pensare e a fine giornata ci chiediamo, ma che ho fatto oggi? Tutto però cambia quando (1:07) li trasformiamo in rituali. Questa è la magia delle arti marziali.
Let's go! (1:17) Quando ho iniziato a praticare arti marziali mi ricordo che non avevo grandissime aspettative ma (1:24) volevo imparare il più possibile, il più velocemente possibile. Questo è stato sempre (1:29) un mio difetto, una sorta di bulimia legata allo studio. Volevo sapere tantissime cose e avevo (1:39) questa ansia di volerle sapere meglio e prima degli altri, come se ci fosse qualche tostapane (1:44) da vincere alla fine. Il mio approccio allo studio è cambiato completamente quando ho iniziato a (1:49) studiare arti marziali perché mi sono resa conto quasi subito che per eseguire dei movimenti (1:53) complessi c'era una ripetizione infinita di movimenti apparentemente molto semplici. Questo (2:00) è un po' anche quello che affascina dei grandi professionisti. Ripetono esercizi apparentemente (2:05) semplici, poco esaltanti, poco spettacolari, un numero infinito di volte e sembrano trarre (2:12) piacere da questa ripetizione. Non capivo assolutamente perché finché non l'ho provato (2:17) sulla mia pelle. La ripetizione di esercizi di base non ci porta a conoscere questi esercizi (2:23) di base velocemente ma anzi più li ripetiamo, più li studiamo, più ci rendiamo conto che c'è da (2:30) studiare. Andiamo sempre più a fondo, è come un pozzo senza fine. Io mi ritrovo adesso nei miei (2:36) allenamenti a ripetere mille e duemila volte lo Shomen con la spada, il taglio verticale e ripeto (2:43) questi mille e duemila Shomen tutti uguali uno dopo l'altro ritmicamente e penso dentro di me (2:49) "non sono uguali per niente perché non riesco a farli perfetti uno dopo l'altro" e studio, studio, (2:54) li ripeto e controllo la posizione delle mani, controllo l'altezza della spada, controllo se le (2:58) spalle sono basse e continuo a ripetere all'infinito. Chi mi guarda all'esterno spesso mi dice "ma che (3:04) fai? Duemila volte la stessa cosa ma perché?" Io dentro di me dico "ma come la stessa cosa? Da qui (3:11) c'è da studiare altri trent'anni all'infinito". Questa è una delle sensazioni più belle che mi ha dato (3:16) lo studio delle arti marziali, capire quanto di noi stessi possiamo approfondire cercando la (3:21) sublimazione del gesto, la perfezione del singolo movimento.
Ma cosa c'entra questo con il discorso (3:28) delle abitudini? Beh perché in realtà ripetere continuamente un esercizio lo trasforma, quando (3:33) diventa parte della nostra vita in un'abitudine. Sappiamo che andremo agli allenamenti e dovremo (3:39) ripetere tot esercizi un certo numero di volte, ogni allenamento. E qual è il rischio dell'abitudine? (3:45) Il rischio dell'abitudine è ripetere quell'esercizio così senza attenzione, senza pensare: ho ripetuto, (3:51) lo devo fare, facciamolo. Ed è lì che l'abitudine ci ruba il tempo, è lì che diciamo "ma che sto (3:58) facendo, sempre la stessa cosa ma è una vita questa?" Sì perché se usciamo dal tatami e lo (4:04) applichiamo nella vita reale, quante abitudini abbiamo nella nostra giornata? Quanti gesti (4:09) dobbiamo ripetere continuamente che poiché li ripetiamo continuamente ogni giorno sono appunto (4:14) diventati abitudini? Sappiamo che dobbiamo farli, li facciamo e li facciamo anestetizzati, senza (4:20) pensare, senza dargli alcun valore. Mi riferisco a chi fa un lavoro che non lo gratifica, a chi (4:25) magari non fa un lavoro di concetto ma un lavoro che prevede tante ripetizioni, ma penalmente mi (4:30) riferisco alle piccole cose di ogni giorno. Bisogna andare a fare la spesa, eh sì, bisogna stirare, (4:36) bisogna fare sta telefonata, vai ai parenti che non vuoi sentire. Ma quanti esempi abbiamo? Per (4:41) esempio per me l'esempio principe, ho detto esempio due volte, vabbè lasciamo stare, è la chat delle (4:47) mamme, la chat delle mamme è il male, io odio la chat delle mamme, l'ho detto, la odio, non ce (4:53) la posso fare. Non è che odi le mamme, per carità, odio questa cosa, ma quando eravamo piccolino, ma (4:58) come facevamo senza che nessuno si occupava dei nostri compiti? Adesso sembra essere un obbligo (5:05) fondamentale che ti qualifica come genitore. Ed è lì che ho riflettuto su quello che mi avevano (5:09) insegnato le arti marziali, sì perché quando ripetiamo continuamente i nostri esercizi, (5:13) nelle arti marziali si dice kata, una precisa sequenza di movimenti, una precisa codificazione (5:18) di quei movimenti, noi non stiamo più in quel momento eseguendo un'abitudine, un esercizio (5:23) ripetuto, lo abbiamo trasformato in un rituale; non si tratta di fare qualcosa con la mente (5:28) totalmente persa e non concentrata, no, quello è il nostro rituale, quell'esercizio deve essere (5:35) perfetto, quell'esercizio deve essere il momento in cui noi diamo il meglio di noi stessi, rappresentiamo (5:42) noi stessi come esseri umani in quel solo movimento. Il senso delle arti marziali è questo, ripetere (5:47) le basi al punto da poter concentrare in quel singolo minuscolo movimento tutta la nostra (5:52) essenza, tutta la nostra vita, ci dobbiamo mettere tutto. E quando facciamo questo, quella ripetizione (5:57) non è più una ripetizione, è un rito, diventa qualcosa di sacro, attribuire una dimensione (6:03) sacra a quello che facciamo rende quella cosa importante, rende quella cosa un'espressione (6:09) vera e propria di noi stessi, questo è quello che noi facciamo sul tatami, la ripetizione del gesto (6:14) fino a renderlo perfetto, il kata, e più lo ripetiamo più sappiamo che c'è da lavorarci, ed è per questo (6:20) che la pratica in un modo o nell'altro dura una vita, ma le arti marziali possono essere portate (6:25) anche fuori, perché se noi le nostre piccole abitudini le trasformiamo in riti, allora non (6:30) sono più abitudini, sono momenti sacri della nostra giornata.
Per esempio tornando alla mitica chat (6:36) delle mamme, mi sono reso conto che per me era necessario il contatto visivo, così mi sono detto (6:41) va bene, vediamo quali sono le mamme con cui vado più d'accordo e magari anche quelle un po' più (6:45) informate, proviamo a incontrarle, non so, prendiamoci un caffè una volta a settimana, inizialmente il mio (6:50) obiettivo assolutamente profanissimo era facciamoci fare un recap veloce, prendiamoci sto caffè, (6:55) capiamo che devo fare con i ragazzini al volo durante questa settimana e poi se ne parla alla (6:58) prossima. Il fatto è che però settimana dopo settimana quel momento di incontro è diventato (7:03) qualcosa di completamente diverso perché mi sono detto ok c'è questo momento, ho scelto di lavorare (7:08) in questo modo su questa abitudine, perfetto, come la posso sublimare e ho iniziato a prestare (7:14) attenzione a quel momento e le due mamme che mi dovevano fare il recap veloce sono diventate due (7:19) amiche, sono diventate due persone che hanno i miei stessi problemi, persone con cui posso (7:23) condividere tutto e settimana dopo settimana abbiamo visto che avevamo tante cose in comune (7:28) non soltanto i figli, quel caffè, quel momento in cui ci vediamo è un'ora d'aria prima di tutti gli (7:35) impegni, la centrifuga che ho durante il giorno ed è diventato appunto un momento sacro, è vero mi (7:40) informano su tutte le cose che riguardano i bambini, mi risparmiano con tutti gli impegni che ho di (7:45) stare dietro alla chat più di tanto ma soprattutto è un rito, è un momento di condivisione che abbiamo (7:52) e lo vivo anima il corpo completamente dandogli la massima importanza.
La stessa cosa al lavoro (7:59) dobbiamo ripetere tante volte determinati gesti, è vero che l'etica del lavoro di oggi praticamente (8:06) non esiste perché la prima cosa che ti viene detta è tu sei sostituibile e se per caso non te lo dicono (8:11) stai tranquillo che se dà le dimensioni dopo due giorni ti hanno rimpiazzato, almeno nel lavoro che (8:16) faccio io è così, ma in realtà non è così, sì possono rimpiazzarmi ma quel lavoro posso farlo in quel (8:23) modo solo io, quelle singole azioni che ripeto ogni giorno sono così eseguite in quel modo solo (8:30) perché le faccio io, c'è qualcosa di speciale in quelle azioni che è me stessa, il punto è quanta (8:36) attenzione do a questa me stessa, a queste azioni, se trasformo quel momento in un rito non saranno (8:42) magari azioni divertenti ma saranno azioni che non faccio con la mente anestetizzata ma le faccio (8:48) cercando di dare il meglio di me stessa.
Devo andare a fare la spesa? Vabbè piuttosto che (8:52) semplicemente camminare nel supermercato ma guardiamoci intorno, guardiamo le persone, scopriremo (8:58) che magari c'è un sacco di gente che fa la spesa alla stessa ora nostra e ogni volta torna lì a (9:02) quell'ora, persone che magari vediamo continuamente, magari conosciamo, quante volte ci capita di (9:07) passare accanto a qualcuno e di non vederlo proprio anche se lo conosciamo perché stiamo facendo la (9:11) stessa cosa a cui non diamo per niente retta e invece potremmo scoprire che 8, il mio vicino di (9:17) casa fa la spesa in questo posto quest'ora ogni volta ci incontriamo sempre e non ci vediamo mai (9:21) e così tutto il resto.
E c'è una cosa molto interessante che si scopre che quando prestiamo (9:27) attenzione a quello che facciamo il tempo si dilata, si dilata in una maniera particolare (9:33) perché viene detto spesso a quando ti diverte il tempo vola, è vero ma sapete anche quando vola? (9:38) vola anche quando facciamo cose che ci rompono da morire, la giornata finisce e diciamo "oddio ma (9:44) che ho fatto? ma che è successo oggi mi è già passata la giornata e non ci ho capito niente, faccio sempre (9:49) le stesse cose", invece no, quando facciamo qualcosa che ci piace tantissimo è vero che abbiamo la (9:57) sensazione che quello sia un tempo di qualità che ci stiamo godendo quindi non ci pesa appunto (10:01) del tempo vola ma non passa così in fretta, è un tempo di sostanza, io quando faccio cose che mi (10:07) piacciono, cose a cui presto tantissima attenzione non so come mi rimane un sacco di tempo per fare (10:12) anche altre cose, è come se avessi riempito quello spazio, non l'avessi fatto fuggire via, da una (10:17) parte passa più in fretta ma dall'altra passa più lento, provateci perché è una sensazione veramente (10:22) incredibile, io rimango senza tempo quando non penso a quello che sto facendo ma quando ci penso (10:28) alla fine della giornata ho la sensazione di aver fatto una montagna incredibile di cose.
Adesso vi (10:34) racconto un aneddoto che riguarda la mia la mia pratica, la mia esperienza personale di pratica, (10:39) quando è stato il momento che mi sono accorta del potere di questo rituale, è stato quando quando (10:45) ho fatto per la prima volta il Senbongeiko, è la pratica delle mille tecniche, in Aikido di solito (10:50) si fa all'inizio dell'anno perché appunto è una pratica rituale e consiste nel ripetere una (10:54) tecnica per mille volte, 500 volte da torii cioè colui che esegue la tecnica e 500 volte da uke (11:00) cioè colui che la riceve e poi ci si scambia, la tecnica che si segue è shihonage e appunto (11:04) bisogna ripeterla senza fermarsi, il compagno ci proietta cadiamo, ci rialziamo, cadiamo, ci rialziamo (11:11), cadiamo, ci rialziamo, con una cadenza ritmica ininterrotta perché assolutamente l'obiettivo (11:16) dell'esercizio è non fermarsi, non riposarsi, non aggiustarsi il keikogi, non guardarsi intorno, (11:22) niente, bisogna ripeterlo, la cadenza ritmica è fondamentale, io ero curiosissimo di fare questa (11:27) pratica e dicevo ma sarò capace di fare mille tecniche consecutive mamma mia mi stancherò da (11:32) morire chissà che succede, è solo che i compagni la facevano quindi dicevo "no vabbè devo farlo (11:37) anch'io". Vado a fare il Senbongeiko con questo compagno molto più esperto di me e iniziamo, (11:42) ma dopo le prime 10 tecniche ho pensato "vabbè và, fattibilissimo", a 20 tecniche "va beh, dai dai (11:49) però si può fare", a 30 tecniche inizio a sentire l'acido lattico e dico "no vabbè non sono sicura effettivamente (11:55) che si possa fare, non si può fare ripensandoci", a 50 volevo morire, a 100 ero del tipo "no vabbè (12:02) adesso mi alzo, grazie a tutti, qua state fuori completamente, questa è una cosa che assolutamente (12:07) non si può fare", avevo dolori ovunque, i piedi mi stavano iniziando un po' a piagare, un male da (12:12) morire sui polsi perché col sudore, lo sfregamento col compagno che mi prendeva il polso (12:17) continuamente per proiettarmi, "non ci siamo proprio capiti", poi la cosa inquietante del (12:21) Senbongeiko è che devi contare a voce alta e se perdi il conto devi ricominciare, io ho visto anche (12:27) i compagni finirlo vomitando, non era neanche questa cosa...era proprio un po’ splatter come pratica (12:32) perché era estremamente faticosa, arrivato a 100 mi sono detta "vabbè sai che c'è, io smetto, tanti (12:37) saluti, non ho niente da dimostrare a nessuno", guardo il mio compagno che non faceva una piega (12:42) perché essendo più esperto l'aveva provato altre volte, ovviamente non parlava, continua a contare (12:47) ma mi ha dato una di quelle occhiate, cioè in quelle occhiate c'era un discorso di un'ora che (12:51) sostanzialmente possiamo sintetizzare con "non provare a fermarti, continua" e io tipo "vabbè ne (12:57) faccio altre 10 però poi mi fermo giusto per fargli vedere che ci ho provato", ne faccio altre 10, penso (13:02) "vabbè dai facciamone altre 10 a sto punto, dai su facciamone altre 50, dai giusto per far vedere che ne ho (13:07) fatte 150" e mentre pensavo "dai vabbè provo a farne altre 5, altre 10" perché il mio compagno non si (13:12) fermava proprio quindi non c'era proprio modo neanche di dire "no guarda senti" stavo lì che (13:16) stavo morendo ma in qualche modo ero in questo loop e verso le 200 tecniche mi si è proprio spento (13:22) il cervello. Contavo senza riflettere assolutamente e eseguivo la tecnica, non pensavo a nulla ed è (13:30) diventato un esercizio che è andato ben oltre la fatica fisica perché a quel punto mi sono reso (13:34) conto che il cedimento era solo ed esclusivamente mentale non fisico a un certo punto andavo avanti (13:41) per inerzia e non so come siamo arrivati a 1000 e sì, non mi sono riuscita a mettere in seiza, la (13:48) posizione seduta per una settimana perché avevo le piaghe sui piedi un dolore muscolare che uccidetemi, (13:53) una fatica incredibile, veramente ricordo che poche volte mi sono affaticata così ma la (14:01) soddisfazione di essere arrivato a 1000 era indescrivibile, ma soprattutto ho capito il potere (14:08) incredibile che ha la mente nei confronti del controllo della ripetizione. Quel movimento (14:13) ripetuto tante volte dopo un po’ è diventato un'abitudine e nel momento in cui era abitudine (14:20) c'era ancora la mente che diceva "ma che palle, ma non lo voglio fare, ma non ce la faccio, ma mi fa male (14:25) tutto, ma perché devo fare sta cosa, perché devo ripetere questa cosa all'infinito"; è un po’ quello (14:28) che diciamo quando ci rendiamo conto che stiamo ripetendo azioni che non ci va di fare ma che (14:33) dobbiamo fare. Nel momento in cui il mio cervello si è spento perché sono entrata nel flusso del (14:39) mio compagno, quello è stato il momento in cui la pratica è diventata un rituale ho capito che non (14:44) era una pratica fisica ma un esercizio di meditazione e quindi andava sublimato in questo (14:49) modo dando spazio solo alla mente io dovevo lavorare sul perfezionamento della mia concentrazione e (14:57) mia attenzione in termini di mente non di corpo. _Nel momento in cui ho fatto questo switch, nel (15:04) momento in cui c'è stato il passaggio verso l'elemento sacro, fare questo esercizio nella (15:10) maniera più perfetta possibile cioè non badando al corpo ma badando al controllo della mente (15:15), l'esercizio è venuto da solo e non solo non vedevo l'ora di rifarlo e non ho mai più saltato (15:22) un Wnbongeiko perché quello era diventato un rito, una ripetizione fondamentale che però mi insegnava (15:28) qualcosa di me.
Allora senza piegarci i piedi le mani o finire vomitando e altri elementi così, un (15:36) po’ di dubbio gusto, riflettiamo su tutto quello che non ci piace fare durante la giornata ma che (15:42) dobbiamo fare e che ci rendiamo conto che è un'abitudine e che bistrattiamo in tutti i modi (15:47) possibili e trasformiamola in un rituale. Diciamoci "come posso rendere questo movimento (15:53), questo esercizio, questa azione perfetta, come posso trasformare questa azione in qualcosa che posso (16:01) fare solo io, come posso dargli la mia essenza, come posso renderla sacra"; proviamo a farlo almeno per (16:07) una azione della nostra giornata che siamo costretti a ripetere trasformiamo le abitudini (16:12) in rito e vedrete quanto della vostra giornata cambia e soprattutto come cambia la vostra (16:17) percezione del tempo di quella giornata.
Commentate il post di questa puntata su instagram e fatemi (16:22) sapere se avete provato a fare questo esercizio se già avevate trasformato invece le vostre (16:27) abitudini rituali come vi sentite rispetto a questa a questa possibilità e non vi dimenticate (16:34) di mandarmi un dm sempre su instagram in modo da poter sviluppare insieme le idee per le prossime (16:38) puntate come sapete questo spazio per me è un pretesto per poter creare una comunità che (16:42) dialoga e se pensate che questo esercizio possa essere utile a qualcuno condividete (16:47) questo episodio e lasciatemi un feedback così facciamo crescere insieme questo show (16:51) grazie per essere stati con me e al prossimo episodio.