(0:08) What's up cuties, questo è The Ritsu’s vibez Podcast e se state cercando quell'attimo (0:14) di ispirazione che arriva quando meno te lo aspetti, allora siete nel posto giusto. (0:20) In questo spazio parliamo di quello che ci accade ogni giorno attraverso una lente speciale, (0:24) la via marziale dei samurai, che quel genio di Ueshiba Morihei ha trasformato nell'arte (0:29) dell'Aikido. Come? Non sapete di che parlo? Allora rimanete con me.
(0:40) Provate a pensarci. Esistono due elementi determinanti nella tipica narrativa di oggi, (0:47) collegata in particolare ai social.
1. Bisogna essere sempre vincenti, non esiste più un'attenzione (0:54) al fallimento, la considerazione verso il fallimento. Bisogna solo vincere, essere (1:00) eccellenti.
2. Tutto questo va fatto il più velocemente possibile.
Ho fatto un po' di (1:07) esperienza con Youtube prima di arrivare al podcast. La prima cosa che ti viene insegnata (1:11) è: devi catturare l'attenzione della persona che ti sta ascoltando nei primi 5 secondi. (1:17) Tu dimmi se io che devo fare un discorso di mezz'ora riesco a riassumerlo in 5 secondi. (1:21) Va bene che c'è il dono della sintesi, però porca miseria non esageriamo. E per carità (1:25) è una strategia di marketing. The hook. 5 secondi. Dopodiché, come si suol dire, scrollo, (1:30) vado avanti e next, ma soprattutto, I have to provide value. Ti devo dare valore. Perché (1:36) dovresti sprecare quei 5 secondi con me? In quei 5 secondi devo farti capire che tu (1:41) in quel video troverai delle cose mai sentite, fantastiche, che aggiungeranno appunto valore (1:45) alla tua vita. Per carità. E il più grande valore che abbiamo oggi è il tempo, perciò (1:49) capire se devo perderlo a sentire qualcuno è determinante e devo capirlo velocemente. (1:55) Non è sbagliato.
Il problema è che non c'è più l'attenzione agli spazi fra una performance (2:02) e l'altra. Si pensa che se facciamo le cose velocemente e presentandole senza sbavature, (2:09) allora siamo perfetti. Col cavolo ragazzi.
Quando Pasolini ci diceva che lui ai vincenti (2:15) preferiva i perdenti e preferiva riconciliarsi col suo sacro poco, non lo diceva mica perché (2:20) era uno sfigato. Era Pasolini. Ha capito che il senso della vita era altrove.
Per esempio (2:25) un aspetto di cui mi piace di più parlare è la Molteplicità degli Io. Perché mica (2:28) noi siamo uno. Quando noi ci presentiamo su YouTube o su Instagram come l'Aikidoka, (2:34) l'avvocato, l'influencer…sì magari fossimo solo una cosa. Noi ci svegliamo la mattina (2:38) in un modo e la sera andiamo a dormire in un altro. Questo è uno dei grandi motivi (2:41) per cui non ci tornano tanto i conti sulle nostre vite quando guardiamo sui social come (2:46) dovrebbero essere. Peccato che anche lì la verità è un'altra. Ma torniamo al pezzetto (2:49) che voglio, che vorrei approfondire oggi. Oggi parliamo del fatto che non tutto può (2:54) essere fatto velocissimamente e non si può essere eccellenti in 10 secondi.
Ci sono cose (2:58) che possono essere imparate in 3 minuti e ci sono cose che richiedono tutta la vita. (3:04) Quindi quando vengono presentati questi straordinari risultati all'esterno che cercano un po' (3:08) di incastrarci: “ottieni questo risultato in un weekend, i 5 fantastici consigli per (3:15) non sbagliarmi più nella vita, vuoi trovare l'uomo giusto? 10 modi rapidissimi per ottenere (3:22) il risultato”. Ma quando mai? Una delle cose più importanti che dobbiamo fare se vogliamo (3:26) essere davvero vincenti (whatever that means), perché io preferisco di gran lunga (3:30) essere una perdente, cioè saper perdere, vincere sono buoni tutti, è saper perdere quello (3:35) che ci manda avanti.
Se vogliamo essere soddisfatti della nostra vita, vediamola da questo punto (3:39) di vista, dobbiamo imparare a capire che cosa possiamo imparare velocemente e possiamo anche (3:44) mostrare all'esterno che abbiamo imparato velocemente. E dobbiamo capire cosa invece (3:49) richiede tutta la vita. E quindi se proprio dobbiamo mostrarlo all'esterno non mostriamo (3:53) un risultato fake, 5 segreti per capire il senso della vita in 5 minuti, non è quello, (3:58) se proprio ci dobbiamo vantare di qualcosa, vantiamoci del fatto che continueremo a (4:03) studiare per il resto della nostra vita.
Un esempio tipico, arriva l'allievo in dojo, (4:07) no? E mi dice, capita ovviamente: “eh senta, quanto ci vuole per prendere la cintura nera? (4:14) Ma lo posso fare in qualche mese?” Ora vi confesso questo grande segreto, non è che io (4:18) fossi tanto diversa all'inizio, non volevo prendere la cintura nera in qualche mese, (4:21) ma nel dubbio volevo prenderla velocemente, cioè volevo mettere sta cosa e dire, ragazzi, (4:27) avevo trent'anni quando ho cominciato, dico: “vabbè, non è che (4:31) ora voglio diventare una cintura nera a sessant'anni”, volevo farlo rapidamente. E poi quando mi (4:35) sono messa a studiare ho capito che la cintura di per sé non significava nulla, potevi anche (4:39) essere una cintura bianca, ed essere fantastico. Mi è capitato di vedere (4:42) recentemente un volantino di un seminario che diceva: “prendi la cintura nera in più (4:49) discipline in un comodo weekend! Vuoi diventare un grande artista marziale? Con noi puoi”. (4:54) Non vi dirò mai, mai da chi è venuto questo volantino, perché non stiamo neanche parlando (5:00) dell'ultimo dei peracottari, non saprete mai chi è, a meno che non lo troviate voi (5:04) stessi, ma sappiate che l'ho letto. Prendi la cintura nera in più discipline in un comodo (5:09) weekend. Io che sto a fa' da trent'anni? No, trenta no. Vabbè, quindici. Non è una (5:14) cosa fattibile, e anche se lo fosse, che cosa potrei capire in un comodo weekend di (5:20) discipline che hanno centinaia di anni di studio?
Per migliorare in parte il nostro rapporto (5:28) con i social e con quanto la società di oggi è esigente verso la performance, cominciamo (5:33) a mettere i paletti. Questo posso impararlo velocemente, questo posso mostrarlo come una (5:38) cosa acquisita velocemente se il mio obiettivo è mostrarlo, questo richiede tutta la vita, (5:43) questo è un mio studio interiore, questo non lo devo raccontare, al massimo posso raccontare (5:47) che sto studiando, oppure magari fregatevene di mostrarlo, valutate dentro di voi che (5:53) cosa vi dà un valore aggiunto in poco tempo e che cosa, invece, è un percorso che avete scelto (5:59) per la vita.
Vi racconto un aneddoto su questo. Il maestro Hosokawa Hideki, uno dei più grandi (6:04) maestri che ci sono stati in Italia di Aikido, ha seguito il maestro Tada Hiroshi che è stato (6:09) il nostro direttore didattico, insieme al maestro Fujimoto Yoji, e il maestro Hosokawa era, diciamo, (6:15) nella parte centro-sud, mentre il maestro Fujimoto era a Milano. Il maestro Hosokawa ha fatto e detto (6:21) un sacco di cose leggendarie, una di queste era come esaminava le cinture nere, non sempre, (6:27) ma l'ha fatto. Chiedeva di eseguire irimitenkan. Ora, irimitenkan è un passo avanti con un piede, (6:34) poi si fa perno su quel piede, quindi se vado avanti con la destra, faccio perno sulla destra (6:39) e porto indietro la sinistra, ok? Quindi passo avanti e porto indietro l'altra gamba. Un pivot, (6:47) sostanzialmente, banale. E' uno dei movimenti di base che si impara veramente alla prima lezione, (6:51) letteralmente due passi. Quindi tu vai all'esame da cintura nera dove hai 700-800 tecniche da (6:56) portare, insomma, con tutte le variazioni, una marea di movimenti di base, un sacco di esercizi (7:02) extra, per esempio qualcuno ti chiede le armi, irimitenkan pensi che o non te lo chiedono o sono (7:07) i primi cinque secondi di esame e poi vai avanti con le cose più succose, e invece lui diceva (7:12) fai irimitenkan e ti bocciava se non lo facevi bene. Cioè a lui bastava irimitenkan e capiva. (7:17) Sei pronto? Non sei pronto? Il mio sogno è fare un esame da cintura nera chiedendo solo irimitenkan, (7:21) sappiatelo. Sto aspettando il momento di essere autorizzata a esaminarle esclusivamente per (7:25) fare sta domanda, perché in effetti irimitenkan il movimento si impara in tre minuti, ma l'atmosfera (7:34) da fornire a quell’irimitenkan, lo sguardo, l'equilibrio, la plasticità, la stabilità, (7:41) non basta tutta la vita, hai voglia a studiare irimitenkan? Lo ripetiamo infinitamente e non è (7:46) mai perfetto.
Questo è un esempio ideale per chi vuole capire cosa poteva essere imparato in 3 (7:52) minuti, quindi io al primo esame ti chiedo mi fai irimitenkan e guardo solo come metti i piedi, (7:56) ma alla cintura nera guardo che atmosfera mi fornisci eseguendolo. Come direbbe il fondatore (8:02) della danza butoh, uno dei due fondatori della danza butoh Kazuo Ono, devo pensare che (8:06) sia valsa la pena vivere. Questa è un'altra cosa meravigliosa, se volete commentate il post (8:11) su Instagram, se volete degli approfondimenti sulla danza butoh, che è una disciplina fantastica e ci (8:16) sono degli aneddoti meravigliosi collegabili all’Aikido.
Quindi se vogliamo applicarlo alla (8:20) nostra vita di tutti i giorni, cosa impariamo in 3 minuti e cosa impariamo in 30 anni? Proviamo (8:27) a fare un esempio tipico del mondo del lavoro, molti di noi fanno un lavoro da scrivania. Tipico (8:32) esempio: vado in riunione, se in quella riunione vado con un collaboratore appena assunto, gli (8:37) chiederò: “scrivi la minuta di questa riunione”, cioè riportami i fatti che sono successi. Un task da (8:45) 3 minuti, lui è appena arrivato, non ha esperienza, può eseguire questo tipo di richiesta facilmente, (8:52) deve semplicemente ricordare quello che viene detto e riportarlo in maniera coerente. Vado (8:56) in riunione con un collaboratore con 10-15 anni di esperienza, gli chiederò tutt'altro, (9:01) gli dirò sempre: “scrivi la minuta di questa riunione”, ma quello che mi aspetto non è solo che lui riporti (9:06) i fatti in maniera coerente, in quella minuta ci deve essere quale fra le funzioni trarrà il massimo (9:13) beneficio dall'argomento della riunione, chi è totalmente disattento, chi magari non vuole (9:17) partecipare al progetto, qual è l'effort, qual è la quantità di lavoro che quella riunione potrà (9:23) generare in futuro, quali sono i tempi di esecuzione delle attività nate da quel lavoro. Quindi se l'oggetto (9:30) della riunione è per esempio un progetto, nella minuta di quella riunione io devo capire: chi lavorerà (9:35) su quel progetto, chi non ci lavorerà sicuramente, chi è contrario, chi è favorevole, quanto ci vorrà, (9:40) quanto lavoro verrà generato e come deve essere suddiviso. È chiaro che non è esattamente quello (9:45) che verrà detto in riunione, quindi lui deve riportarmi i fatti, ma dal modo in cui me li riporta io (9:49) devo essere in grado di poter fare, se non sono stata presente, le valutazioni per queste ulteriori (9:55) problematiche. Ed è evidente che per fare una cosa del genere ci vogliono 15 anni di esperienza, (10:02) quindi non è un task da 3 minuti, ma è un task da 30 anni. Questo possiamo applicarlo a tutti gli (10:08) aspetti della nostra vita.
Io in dojo lo applico moltissimo. Una delle cose più belle che ha detto (10:13) il nostro maestro è che quando noi eravamo senpai e venivano dei ragazzi più giovani, cinture bianche, (10:19) dei kohai, dei principianti, che cosa succede? Tu ci fai una tecnica insieme, loro non sanno fare (10:23) niente, a te viene proprio da dirgli: “allora fai così, metti il piede così, metti la mano così, adesso devi (10:31) ricevere così”. E quindi lui vedeva sti comizi sistematicamente, perché si lavorava a coppia, (10:36) a piccoli gruppi, fatti dagli allievi più esperti. E venne e ci disse: “ragazzi, quando tu scegli di dire (10:44) qualcosa a qualcuno che è meno esperto di te, devi avere la lucidità e la capacità di scegliere (10:51) l'unica cosa che lui ha bisogno di sentirsi dire in quel momento per fare effettivamente un progresso”. (10:56) Quindi di fronte al tipo di principiante che hai, devi essere in grado di capire se quello di cui (11:01) ha bisogno è capire il movimento dei piedi, delle mani, se ha bisogno di capire l'atmosfera, se ha (11:05) bisogno di sciogliere il corpo, se si è impallato per qualche motivo e quindi ha solo bisogno di (11:10) vedere da una prospettiva diversa quello che sta facendo. Per fare una cosa del genere ci vuole (11:14) l'esperienza di un maestro, perché sa capire che cosa quella persona potrà imparare nei successivi (11:21) tre minuti, quindi fare lo switch per andare avanti, ma l'esecuzione perfetta di quella (11:26) tecnica richiederà 30 anni. Quindi non gli si può di tutto in quel momento, perché in quel momento (11:30) lui può fare solo il progresso di 3 minuti. Perciò capire qual è tre minuti e qual è 30 anni, (11:36) è sicuro ragazzi, è il challenge, la sfida di ogni insegnante, è difficilissimo da capire, varia da (11:41) persona a persona. Provate ad applicarlo sulla vostra vita, chiedetevi nelle cose che fate tutti i giorni, (11:47) soprattutto quando siete frustrati, di fronte a qualcosa: “ah non riesco a fare questa cosa, questa cosa non mi (11:51) viene, non riesco a uscire da questa situazione, non riesco a risolvere questo problema”.
Alcune di queste (11:57) cose le potete imparare in 3 minuti, ma molte delle cose che vi frustrano, molte delle cose che (12:02) non riuscite a fare richiedono molto più tempo e siete voi che volete impararle velocemente per (12:06) forza. E ricordatevi anche un'altra cosa, molto spesso che cosa succede? Che confondendo le cose (12:13) che si possono imparare in 3 minuti con le cose che si possono imparare in 30 anni, finiamo per (12:17) non imparare velocemente neanche le cose facili, perché non riusciamo più a vederle lucidamente. (12:22) Allora c'è un grandissimo consiglio, che vale la pena ricordare, poi vi metto il link nella description (12:28) dove andare a trovare questi approfondimenti, c'è un interessantissimo consiglio: rompete (12:34) le cose in tanti piccoli pezzettini quando vi sembrano troppo difficili.
Volete imparare un (12:39) esercizio? Fatelo in tanti piccoli pezzettini, per esempio, io ho un diploma in pianoforte, quindi per (12:44) me la musica è sempre uno degli elementi principali quando voglio capire le cose. Devo studiare un (12:49) pezzo, come si studia un pezzo? Diciamo una pagina: si studia battuta per battuta, mano destra, mano (12:55) sinistra. Quindi che cosa faccio? Prendo una battuta, sapete le stanghettine che dividono lo spartito, (13:01) prendo la prima battuta e la ripeto 500 volte con la mano sinistra, quelli sono i 3 minuti, devo (13:06) imparare il posizionamento delle dita, poi passo alla mano destra, altre 500 volte e poi provo a (13:11) metterle insieme, questo è il piccolo progresso, 3 minuti, 3 minuti, 3 minuti, 3 minuti e piano (13:16) piano arriverò alla fine della pagina. Quando arrivo alla fine della pagina inizio a mettere (13:20) insieme il tutto, inizio a interpretare, inizio a fare le legature, a dare i colori al pezzo, eccetera, ma (13:26) una cosa interessante è che quando ce l'avrò tutto pronto ci sarà sicuramente qualche parte (13:31) che non mi viene, perché? Perché c'è magari qualche aspetto tecnico, qualche elemento che per me, per come (13:39) sono fatta io, è particolarmente complesso, per esempio io sono sempre stata bravissima nella (13:44) cosiddetta tecnica scoperta, cioè tantissime note tutte insieme, sono sempre stata un disastro (13:48) negli accordi e soprattutto nelle progressioni, tipo le progressioni di sesta o di terza, per (13:53) altri sono più semplici. Quindi quando io avevo una progressione di sesta, quello per me è lo studio (13:58) che richiede tutta la vita, sarà sempre l'ultima cosa che imparerò, quella che mi richiederà più (14:03) approfondimenti. Se cerco di farlo in 3 minuti, piglio il pezzo e lo butto dalla finestra. E lo (14:07) devo sapere, comincio dalla parte che mi viene più semplice e piano piano lo inizio ad elaborare. (14:13) Quando arrivo al pezzo difficile lo faccio in un milione di pezzettini, riprovo due note, due note (14:19) un milione di volte e prima o poi vengono. Non nw provo magari 50 tutte insieme, due. Anche se la (14:25) progressione ne richiederebbe 50, due. E poi vado avanti. Quindi ogni volta che avete un compito (14:30) difficile, ogni volta che vi trovate di fronte a una sfida, ogni volta che dite: “continuo a ripetere (14:35) sempre la stessa cosa, cacchio non ci ho capito niente, ma com'è sta cosa?”
Cominciate a chiedervi: (14:40) “questa è una cosa da tre minuti o da trent'anni?” E dopo che vi siete dati la risposta, smontatela (14:45) in pezzetti piccolissimi, fate tanti piccoli 3 minuti, rendetevi conto di quello che vi (14:51) porterete dietro per tutta la vita, che sarà un approfondimento continuo, quello da cui non (14:56) uscirete mai, ma non perché non lo sapete fare, perché quando imparate a farlo capite che lo (15:00) vorrete approfondire, lo vorrete approfondire, lo vorrete approfondire. E quello che invece (15:04) ho imparato 3 minuti, basta via, next, passiamo al prossimo. E ricordatevi questo, quello che si (15:09) impara in trent'anni, non si può imparare se non passiamo per i 3 minuti, abbiamo visto, (15:13) ma quello che si impara in trent'anni è quello che poi ci rende le persone che siamo, è quello (15:18) che poi ci dà le lezioni di vita, è quello che ci mette alla prova col fallimento, perché falliamo (15:23) tante volte prima di capirlo, ed è quello che dà un senso alla pratica che stiamo facendo.
(15:27) Commentate il post dell'episodio su Instagram, se avete fatto questa prova di suddividere i (15:34) vostri task in 3 minuti e in trent'anni, fatemi sapere se ci avete mai pensato e se (15:39) questi consigli, questi punti di vista vi possono essere utili.
Grazie per essere stati con me e al prossimo episodio!